Azionariato popolare per sostenere il Bari. L’idea, almeno da queste parti, sembra di impossibile attuazione (vi ricordate “Compriamola”?) ma continua a riscuotere i consensi dei rappresentanti delle istituzioni. Dopo il sindaco Emiliano, ora è il turno del presidente del Consiglio Regionale, Onofrio Introna. “I Matarrese – osserva in una nota – hanno fatto quello che hanno potuto, la situazione di crisi generale del Paese non aiuta, e niente autorizza a pensare che da qui a breve possano calare chissà quali ricchi magnati a costruire un Bari da grande ribalta calcistica”. Con questi chiari di luna, inevitabile, secondo Introna, l’appello alla gente comune, ai sostenitori che hanno da decenni il Bari nel cuore: “Propongo una sottoscrizione tra i tifosi, tra i cittadini, tra tutti i volenterosi con la sciarpa biancorossa al collo, che rappresenti il presupposto per un azionariato diffuso”.
Una questua, insomma? Come a metà degli anni Cinquanta, quando, con la Bari precipitata in quarta serie, si ricorse al “buon cuore” degli appassionati, per tenerla in vita? Non esattamente: impressa la traccia, le modalità del sostegno popolare dovrebbero essere definite dopo un confronto con la proprietà: “Una prima ipotesi potrebbe prevedere, ad esempio, categorie di azioni in base ai posti occupati dai detentori nel San Nicola – insiste Introna – Offrendo la garanzia del seggiolino per un certo numero di anni, con un abbonamento annuale di importo ridotto rispetto all’attuale. Sarebbe più di un semplice diritto di prelazione e meno di un titolo di proprietà del posto numerato”.
Ne avevano, per la verità, parlato più o meno in questi termini già altri. Come l’immobiliarista Vittorio Casale ad esempio, che, prima di essere travolto dai guai giudiziari, aveva manifestato un timido interesse per lo stadio San Nicola. Difficile, tuttavia, pensare come una campagna simile, con o senza i Matarrese, possa attecchire in una piazza come Bari, dove basterebbe verificare il dato degli incassi casalinghi (poche decine di migliaia di euro a partita) per scoraggiare l’idea di una partecipazione dalla base.
|