“Questa non è la mia squadra”. In una presa di distanze solo apparente c’è tutto il rammarico di Torrente nel non essere ancora riuscito a dare un’identità al suo Bari, dopo due mesi pieni di campionato. Ci voleva forse l’incrocio con il Pescara di Zeman a mettere impietosamente a nudo tutti i limiti di una squadra che non sembra avere una traccia da seguire, uno spartito cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà: “Manca la personalità, perdiamo tanti contrasti, non facciamo neppure fallo: questo Bari non mi somiglia proprio. Per carità, sia chiaro: sono io il responsabile. L’esame di coscienza, però, dovrebbe farselo anche qualcun altro, e siccome c’è chi ha qualità, non è possibile che si esprima in campo in questo modo”.
Pressoché sicuro il ritorno al 4-3-3 di inizio stagione, poi modellato nell’attuale 4-2-3-1 che però non è né carne né pesce: “Devo tentare qualcos’altro, provare soluzioni tattiche diverse. Sinora mi sono adattato alle caratteristiche dei giocatori ma d’ora in avanti saranno loro a doversi adattare a me”.
Il tecnico non si sottrae neppure ad un’analisi impietosa della gara: “Brutto primo tempo: la squadra ha giocato con paura, commettendo tanti errori imbarazzanti in fase di possesso. Il gol, poi… Siamo stati capaci di prendere gol su una rimessa laterale a nostro favore. Una ingenuità clamorosa. Nel secondo tempo, almeno, c’è stata una reazione, anche se confusionaria. E nel nostro momento migliore il Pescara ha raddoppiato: Insigne ha fatto la differenza, con due giocate sensazionali. I fischi dei tifosi? Giustissimi. Giocare peggio di così non si può. Ma ciò che mi preoccupa è la mancanza di personalità”.
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