Un bel giorno non molto lontano, accade che la società con la quale hai firmato un contratto da calciatore rinunci al suo Capitano per motivi di bilancio, o meglio, per liberarsi di un ingaggio troppo oneroso per gli attuali piani finanziari. E che quella fascia che rappresenta la massima autorità in campo, il simbolo di una città intera, finisca sul tuo braccio, grazie ai tanti gettoni accumulati nel corso degli anni con la casacca biancorossa.
Un sogno che si avvera, per te che adesso diventi profeta in patria, che conosci perfettamente l’attaccamento della gente di Bari alla propria squadra del cuore, alla propria terra, alla stessa terra che ti ha dato i natali.
Il periodo, purtroppo, non è dei più floridi: l’immagine della Bari calcistica esce con le ossa rotte dalla vicenda calcioscommesse, con presunte combine, risultati decisi a tavolino ed ipotetiche valigette cariche di migliaia di euro consegnate da loschi figuri ad ex giocatori biancorossi per il disturbo arrecato. E, ad aggravare le cose, una società poco presente, allora come adesso, intenzionata soprattutto a sopravvivere in attesa che arrivi il salvatore o che San Nicola faccia lo stesso miracolo di due anni fa. I due punti di penalizzazione per il mancato pagamento degli stipendi sono uno schiaffo ad un gruppo di ragazzi che potrà avere mille limiti, ma che si impegna fino all’ultimo minuto e all’esaurimento delle forze. Aggiungiamoci un utopico azionariato popolare, ancora in fase embrionale ma già accolto con massima diffidenza, ed un Sindaco che ha preso definitivamente le distanze dalla nave che affonda, ed il quadro è bello che completo.
Ma è proprio nelle avversità che inizia ad avere un senso quel piccolo pezzo di stoffa arrotolato intorno al tuo braccio sinistro: lo si è potuto ammirare ieri, una gara perfetta, tutto grinta e cuore, proprio quello che vogliono i baresi dai loro beniamini, forse anche più del risultato finale. E quella corsa liberatoria sotto la curva, ripetuta per ben tre volte, nonostante la prima fosse un falso allarme, per gridare “Noi ci Siamo”.
Fatto sta che il tuo Bari è lì, in un campionato stranissimo, fra sconfitte brucianti e vittorie coraggiose, tanti fischi e timidi applausi. Perché, diciamocela tutta, nessuno punta su questo Bari: se il DS Angelozzi esterna che la vittoria più grande è arrivare indenni a giugno e la proprietà si pone come primo obiettivo quello di vendere il vendibile per ridurre le spese all’osso, è chiaro come il futuro di questa stagione passi in secondo piano.
È proprio questa la difficoltà che ti aspetta: caricare un ambiente dato già per morto, ma che ieri ha fatto intravedere piccoli cenni di risveglio in concomitanza di un ritrovato e più tonico Bari, stilisticamente perfetto e con un vigore dirompente in ogni zona del campo.
Forza e coraggio Capitano, la strada è ormai segnata: quello che il futuro riserverà a questa squadra nessuno lo può sapere ma tu, di sicuro, sai una cosa. Che la fascia legata al tuo braccio rappresenta centinaia di migliaia di persone che vivono per questi colori e che considerano il Bari un valore più che una passione. Nei momenti difficili, basterà pensare a quanti piccoli cuori battono all’unisono in 20 cm di stoffa per ritrovare la carica giusta.
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