A volte un padre può sembrare un uomo nero. Nasce da questa riflessione il nuovo lavoro di Sergio Rubini presentato oggi a Bari da cast e attori. “L’uomo nero”, questo il titolo del film ancora in lavorazione, è la settima pellicola realizzata in Puglia dal regista grumese, prodotto da Bianca Film e Rai Cinema in collaborazione con Apulia Film Commission e con il sostegno della Regione Puglia Assessorato al turismo e industria alberghiera. Rubini torna in Puglia per raccontare un viaggio nel tempo e nei ricordi, alla scoperta della figura paterna e delle passioni che spingono gli uomini comuni ad emergere dall’anonimato.
Una presentazione che si è legata da subito alla stretta attualità. Un appello contro i tagli al fondo unico per lo spettacolo è stato lanciato infatti anche da Bari, come nel resto d’Italia. A dargli voce l'attore andriese Riccardo Scamarcio, uno dei protagonisti del film presente oggi con Valeria Golino, che ha letto il comunicato a firma degli autori di cinema e teatro e lavoratori dello spettacolo sulle drastiche riduzioni dei finanziamenti pubblici alla cultura attuate dal Governo.
“Dai prossimi mesi si vedranno meno film, meno spettacoli teatrali, meno concerti, meno artisti, meno idee”, ha letto Scamarcio, “in un panorama di pretesi risparmi che finiranno per rendere il paese più povero di emozioni”. Una considerazione ripresa dall’assessore regionale Silvia Godelli e dal presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, presenti all’incontro. “Investire nella cultura è puntare sulle nuove generazioni”, ha detto Vendola, “l’alibi più fetente al mondo è dire che c’è la crisi per giustificare mancati investimenti, perché il cinema è invece uno strumento di riscatto”.
Ambientato nella provincia pugliese degli anni ‘60, “L’uomo nero” racconta il ritorno al Sud di Gabriele, in seguito alla morte del padre. Punto di partenza per un viaggio che porterà il protagonista a tornare bambino (interpretato da un piccolo attore di Bitritto, Guido Giaquinto), per rivivere gli anni dell’infanzia all’ombra di un papà capostazione con la passione per la pittura. “Un film sul ricordo”, ha spiegato Rubini, “ma con un elemento di attualità dato dalla voglia della gente comune di emergere attraverso un proprio talento o coltivando una passione”. Il riferimento è ai talent show che Rubini definisce “deriva odierna”. Immancabile un pensiero del regista pugliese sulla situazione dei teatri baresi, in primis il Petruzzelli, “se si fosse trattato di un ristorante l’avrebbero già riaperto” ha detto Rubini, passando poi all’Abeliano il cui dramma è portato quotidianamente sul set da uno degli attori del film, l’attore barese Vito Signorile, direttore artistico del teatro di via della Costituente, prossimo alla chiusura.
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