Il rapporto Svimez fa più paura di un dossier segreto. Se non altro per i dati che contiene, pari al fallimento di ogni politica di occupazione e crescita di un territorio. Il Mezzogiorno, con i suoi ridotti posti di lavoro, investimenti in ribasso e famiglie che non consumano più, si conferma ancora una volta fanalino di coda dell’economia di un intero paese, stazione di partenza per un viaggio di sola andata alla ricerca di fortuna verso il Nord Italia.
Secondo il rapporto dell’associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, valigia di cartone e fuga di cervelli non sono realtà così lontane nel tempo. Nel periodo 2002-2008, il Pil del Sud è cresciuto con una media annua dello 0,6 contro il più 1 del Centro-Nord, poco più della metà. Ma non basta. Tra il 1997 e il 2008 sono state circa 700 mila le persone che hanno abbandonato il Sud, oltre ai 122 mila residenti partiti verso le regioni del Centro-Nord a fronte di un rientro di circa 60 mila persone. Il dato più preoccupante riguarda ancora una volta i giovani. È salito in tre anni dal 25% al 38% il numero dei laureati costretti ad abbandonare il Sud per trasferirsi nelle realtà più industrializzate del Nord Italia.
La fotografia spietata di un Sud “che espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla con pensionati, stranieri o individui provenienti da altre regioni", si legge nel rapporto. L'87% delle partenze ha origine in tre regioni: Campania, Puglia, Sicilia. L'emorragia più forte è in Campania ma la Puglia con 12,2 mila emigranti non è da meno, pur mantenendosi a galla. Secondo il rapporto Svimez infatti il tacco d’Italia sarebbe la regione del Mezzogiorno cresciuta più di tutte con un Pil che nel 2006 è stato del 66,3, nel 2007 del 67,4 e nel 2008 del 68,3.
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