Il tempo di veder gonfiarsi la rete della porta lasciata sguarnita da Anania ed il pensiero degli over 30 è corso subito a più di vent'anni fa. Stesse braccia sfarfallanti, stessi piedi sapienti che si divertono a farle mulinare invano. Nel 1991 erano quelli di Pietro Maiellaro, oggi sono quelli di Nicola Bellomo, che nacque proprio quell'anno. Punto e a capo, perchè il paragone (irriverente) dura solo poche righe, quelle che servono a ricordare la grandezza del primo e le potenzialità del secondo. Che si è finalmente scoperto decisivo, in attesa che si scelga presto un ruolo e si applichi per svolgerlo nel migliore dei modi, prima che glielo disegni addosso Torrente o chi per lui.
A Pescara, il giovane fantasista è stato impiegato come esterno d'attacco, rinculando ad ogni avanzata del terzino di competenza. Insomma, tanta sostanza prima e dopo quel lampo accecante da 40 metri, che ha schienato un avversario già provato di suo per le note vicende della vigilia. Defilato sulla fascia, per la verità, ci aveva già provato, sinora, a centrocampo o più vicino alla porta avversaria: nel precampionato, fra Trentino e Lazio, fra valligiani e spagnoli, si era fatto lungamente apprezzare. Così come a Barletta l'anno scorso, al piano inferiore. Sembrava che il Bari potesse ripartire anche da lui, un po' per scelta ed un po' per necessità. E invece no, tornato in sede a respirare l'aria della sua masseria, quella che ti etichetta ancora come “enfant prodige” pure quando hai superato i venti, si è di nuovo smarrito, evaporando dal campo sino a materizzarsi in tribuna.
I tifosi lo vorrebbero nel vivo del gioco, magari in percussione centrale come è riuscito a fare sotto gli occhi di Zeman. Regista, o al più suggeritore dietro un paio di punte di ruolo (ad avercene, una e buona!). Facesse scorrere la palla, più che tenerla incollata al piede come gli verrebbe naturale fare, se ne potrebbe riparlare.
Una cosa è sicura: da questa terza prodezza stagionale, che arriva dopo il primo gol a Marassi, in Coppa Italia, e la potente stoccata di Brescia, risalente a novembre, Bellomo può e deve ripartire. Se è vero, come dice il suo procuratore, che lo vorrebbero lassù, addirittura in serie A, che dimostri prima di essere decisivo quaggiù, nella cadetteria, in una piazza che non vede l'ora di consacrare uno che parli il suo stesso dialetto.
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