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È domenica 16 ottobre 1994. Un tiepido sole scalda i gradoni di San Siro. Non c’è la solita corsa ad accaparrarsi i posti: il Bari non fa paura, non ha mai vinto a Milano nei 23 precedenti e non ha una storia alle spalle tale da suscitare attese spasmodiche. I milanesi provengono da un prezioso pareggio in campionato a Torino, sponda bianconera, per 0-0, e da una vittoria mercoledì nel derby mentre i pugliesi dal pareggio casalingo contro il Cagliari con il medesimo punteggio. In classifica l’Inter precede il Bari di un punto: 8 a 7.
In settimana l’allenatore nerazzurro Ottavio Bianchi ha tenuto sulla corda i suoi giocatori temendo un calo di concentrazione mentre il suo collega barese Beppe Materazzi ha tranquillizzato l’ambiente ricordando che l’obiettivo principe per i biancorossi è la conquista della salvezza da ottenersi soprattutto contro le squadre di pari livello. La giornata non comincia benissimo per i biancorossi: un guasto al pulmann della società li fa arrivare allo stadio su sei taxi.
In campo l’Inter scende con Pagliuca, Bergomi, M. Conte, A. Orlando, Festa, Bia, Orlandini, Jonk, Pancev, Bergkamp, Fontolan. Il Bari risponde con Fontana, Montanari, Manighetti, Bigica, Mangone, Ricci, Gautieri, Pedone, Tovalieri, Gerson, Guerrero. Arbitra l’incontro Cinciripini di Ascoli. Sugli spalti 2.000 tifosi baresi si fanno sentire mentre lo stadio presenta larghi spazi vuoti.
 Non c’è neanche il tempo di guardarsi intorno che il Bari è già in vantaggio: fuga sulla destra di Gautieri, cross, tocco maldestro di Bergomi e palla che finisce sul piede di Guerrero. Gran botta dal centro dell’area e palla che si infila sotto la traversa con Pagliuca battuto. Sono passati appena 70 secondi! Per l’attaccante colombiano è il primo gol in Italia.
L’Inter ha una buona reazione con Bergkamp: prima viene anticipato da Mangone davanti al portiere, poi un suo tiro da fuori area è respinto in angolo da Fontana con un gran volo, infine un suo tiro viene parato dal portiere barese in 2 tempi.
Mentre l’Inter spinge per ottenere il pareggio il Bari per poco non raddoppia: uno svarione difensivo di Bia fa pervenire la palla a Guerrero. L’attaccante barese dal vertice sinistro dell’area tira: la palla supera Pagliuca e si infrange sulla base del palo. Sono passati appena 24 minuti e già la tifoseria interista comincia a mugugnare. Al 42° arriva il patatrac: sempre Gautieri, sempre la fascia destra. Veloce come il vento l’ala barese supera 2 avversari e crossa: Tovalieri, lestissimo, anticipa di testa Bergomi e insacca nel sette alla sinistra di Pagliuca. Tifosi interisti senza parole e giocatori baresi che festeggiano inscenando un trenino secondo un’usanza colombiana importata da Guerrero.
Nell’intervallo Bianchi cerca di porre rimedio: fuori Fontolan, molto deludente, e dentro il giovane Del Vecchio mentre Materazzi lascia negli spogliatoi il febbricitante Bigica per far posto ad Annoni. Ma non cambia nulla. La mira dei giocatori nerazzurri è deficitaria mentre il Bari per ben 2 volte con Guerrero sfiora il terzo gol: clamorosa l’occasione nella quale l’attaccante barese si trova solo davanti al portiere nerazzurro. Il suo tiro termina fuori, a fil di palo, per una deviazione di Pagliuca.
Gol sbagliato, gol subito: il detto non sbaglia mai. A un quarto d’ora dalla fine, infatti, l’Inter realizza il gol della bandiera con un gol di Pancev, molto contestato dai baresi per una posizione dubbia dell’attaccante macedone. L’ultima occasione della partita è sui piedi di Manighetti che, solo davanti al portiere, non riesce a superarlo facendosi respingere il tiro.
A fine partita i fischi sommergono i giocatori nerazzurri mentre i baresi corrono sotto lo spicchio riservato ai sostenitori biancorossi ancora increduli per una vittoria attesa da 63 anni: è il momento di festeggiare. Una giornata come questa deve essere ricordata.
Una domenica clamorosa per il calcio italiano: oltre alla vittoria del Bari a Milano che anche il Padova che batte il Milan e il Foggia che supera la Juventus. 3 risultati sorprendenti che permettono agli scommettitori di vincere quasi un miliardo al Totocalcio: è festa anche per loro.
Ma questa è un’altra storia.
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