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 L'Orso è entrato nel cuore di tutti. Un uomo schivo ma sincero, con tante passioni, capace di lasciare tanti ricordi positivi. Un portiere moderno che ha segnato un'evoluzione del ruolo, non più custode della rete ma avventuroso libero aggiunto. Un padre e un marito affettuoso e sempre presente. Così una commossa "Sala Leccio" della Fiera del Levante di Bari, gremita in ogni ordine di posti, ha ricordato Franco Mancini, venuto a mancare il 30 marzo di quest'anno a causa di un infarto nella sua casa di Pescara.
Filo conduttore della serata, presentata da Max Sisto, l'emozione e i racconti dei tanti amici accorsi per testimoniare la vicinanza alla moglie Chiara e ai figli Francesco e Alessandro, questi ultimi omaggiati dall'AS Bari, rappresentata dal dg Garzelli e dai calciatori Bellomo, Ceppitelli e Lamanna, con una maglia da portiere dei biancorossi col nome Mancini sulle spalle.
 Ad intervallare i numerosi video di repertorio e la musica di Bob Marley, che tanto l'ex portiere barese amava, le parole degli ospiti Gigi De Canio, Delio Rossi, Pierluigi Pardo, Peppino Pavone, Gigi Garzya, Gianni Antonucci, Pasquale Padalino e Giuseppe Di Bari, rispettivamente allenatore e direttore sportivo del Foggia, in rappresentanza dei rossoneri. In video i saluti di Cangelosi, Zeman e Antonio Cassano.
Finale sulle note di "Turn your lights down low" di Bob Marley, colonna sonora dell'amore tra Franco e Chiara. La signora Mancini si lascia scappare qualche lacrima, seguita da più di una persona in sala, con la promessa di ripetere la serata quanto prima per tenere sempre vivo il ricordo di colui che è stato definito da tutti "grande uomo e grande portiere".
Le parole degli ospiti della serata
De Canio: "Siamo amici di famiglia, le nostre famiglie abitavano l'una di fronte all'altra e si conoscevano bene: fin da piccoli abbiamo giocato assieme sulle strade del nostro rione. Quando è arrivato nel Matera, in cui io già giocavo, ero io che lo accompagnavo al campo per gli allenamenti. Ogni tanto l'ho dovuto anche riprendere se lo vedevo con la sigaretta in mano. Era un fratello minore per me".
Pavone (ds Foggia dei miracoli - ndg): "Lo chiamavamo l'Orso. Lo pagammo 25 milioni dal Matera, cifra rilevante per l'epoca. Era il portiere perfetto per Zeman, lo prendemmo per la capacità di mantenere la difesa alta, quasi a metà campo. Aveva una passione innata per la batteria e Bob Marley, ricordo che quando faceva il militare a Barletta lo andavamo a prendere in macchina il giorno della partita per portarlo a Foggia e ci bombardava le orecchie con la musica reggae".
Garzya: "Lo conobbi il primo giorno di ritiro e mi sembrò una persona pesante. Gli feci una battuta e lui rispose: "E allora?" Invece era una persona eccezionale, abbiamo avuto un rapporto splendido di amicizia. Andammo in vacanza assieme a Londra e passammo intere giornate in giro a comprare dischi e cassette audio".
Delio Rossi: "Le nostre strade si sono sempre intersecate ma mai unite. L'ho conosciuto ai tempi del Foggia di Zeman quando allenavo la Primavera. Dovevo allenarlo a Pescara ma dopo due mesi se ne andò al Bari. Era un ragazzo esuberante in porta perchè faceva quello che gli piaceva ma nella vita era più chiuso, un po' orso".
Padalino (compagno a Foggia - ndg): "Ho condiviso con lui tanti momenti, anche difficili. Faccio fatica a parlarne, per me la sua scomparsa è stata una botta tremenda. Sono molto triste, con Franco c'era un'intesa che andava oltre il terreno di gioco".
Di Bari (compagno a Foggia - ndg): "Ho condiviso 5 anni con lui, dirò poche cose: grande uomo e grande portiere".
Zeman (in video - ndg) : "Sono contento che stiate pensando a Franco. Abbiamo vissuto tanti bei momenti assieme, lo ricorderemo sempre".
Cassano (in video - ndg): "Franco era una persona eccezionale. Sembrava orso ma non era così. Era un fratello maggiore che dava pochi consigli ma giusti. Ricordo che una volta, in allenamento, lo vidi fuori dalla porta e gli feci un pallonetto da 50 metri: presi la traversa e lui indietreggiando colpì la testa al palo: si arrabbiò tantissimo (Cassano ride - ndg) e mi rincorse per il tutto il campo e mi "consigliò" di non azzardarmi a farlo più".
Antonucci: "L'ho sempre detto e lo ripeto: nella storia del Bari, tra i 72 portieri che si sono alternati, Mancini è al terzo posto dietro solo a Costamagna e Moro, che chi è più avanti con l'età sa quanto erano forti. Ogni volta che prendeva palla Mancini mi faceva venire l'infarto".
Lamanna: "Un onore per me indossare la maglia di Mancini, che ha fatto la storia del Bari".
Garzelli: "Ero dirigente a Pescara quando vendemmo Mancini al Bari. Il presidente non voleva cederlo ma alla fine la volotà del ragazzo ebbe la meglio. Trovai l'accordo con Regalia e dovemmo tornare sul mercato per comprare un altro portiere alla vigilia del campionato".
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