Perdere con la capolista non è un dramma, sia chiaro. Ma un campanello di allarme da tenere in considerazione è sicuramente l'involuzione del gioco dei biancorossi, le cui manovre sono studiate dagli avversari in settimana e puntualmente bloccate sul nascere. Lo ha ammesso in un'intervista del dopopartita lo stesso Mauri, capitano biancoazzurro, durante la quale ha elogiato il gioco di attesa e di rimessa attuato dalla Lazio che non è caduta nel tranello dei fitti passaggi per cercare di stanare l'avversario dalla propria metà campo ma ha atteso il momento giusto per colpire.
Se l'anno scorso il modulo di Ventura poteva rappresentare una novità assoluta, in questa stagione molti allenatori quando si trovano a giocare contro il Bari impostano la partita cercando di non farsi risucchiare dalla manovra dei biancorossi piuttosto che imporre il proprio gioco. E proprio questo è il dato che si evince dalla partita di ieri sera: una Lazio non stellare ma organizzata in ogni centimetro di campo, molto spesso con tutti gli 11 effettivi a protezione della propria metà campo con l'intento principale di non concedere spazi alla manovra dei padroni di casa.
Che poi i gol siano maturati al termine di due occasioni al limite fra distrazione del reparto difenisivo ed eccesso di sfortuna è un altro conto: dice bene Ventura quando afferma che il passaggio di Mauri arriva a destinazione una volta su un milione e che la carambola che ha innescato il gol di Floccari poteva avere, con un po' di buona sorte, uno sviluppo differente ma è pur vero che la manovra dei biancorossi è apparsa lenta e farraginosa, ricorrendo spesso e volentieri agli appoggi orizzontali piuttosto che cercare la verticalizzazione in profondità.
Con Almiron sottotono, Kutuzov impegnato nella ricerca di una giusta collocazione in mezzo al campo, Ghezzal troppo sacrificato nella copertura dell'intera fascia sinistra e Rivas evanescente negli ultimi metri decisivi per portare l'affondo all'area di rigore, gli sbocchi della manovra del Bari si sono ridotti al lumicino e solo nei minuti finali, durante l'assalto all'arma bianca, si è vista un po' più di convinzione, grazie anche al doppio innesto D'Alessandro-Castillo che ha scosso i biancorossi dal torpore che li avvolgeva.
I numeri del campionato possono completare il quadro del momento negativo che sta affrontando il Bari: 6 i gol segnati (hanno fatto peggio solo Udinese con 4 realizzazioni, Lecce e Cesena con 5), ben 11 quelli subiti (Roma, Lecce e Bologna 12), segno che qualcosa deve essere analizzato con attenzione prima che la situazione sfugga di mano. A fronte di questi inesorabili dati, ci sono, tuttavia, gli 8 punti conquistati fino a questo momento che comunque rappresentano un bottino da non sottovalutare e che collocano la squadra di Ventura esattamente al centro della graduatoria di serie A.
Si riparte da Firenze, su un campo difficilissimo contro una squadra che al momento chiude la classifica con soli 5 punti ma che ha un organico di spessore che sicuramente emergerà nel corso del campionato: il Bari non può aspettare nè, tantomeno, prendersi altre pause. I giocatori non erano campioni un mese fa, non sono brocchi adesso dopo 2 sconfitte consecutive: evitare di mettere troppa pressione per risultati che non arrivano è l'imperativo dell'ambiente e della tifoseria perché l'insorgere di malumori e contestazioni potrebbe avere, come unica conseguenza, un ulteriore sfilacciamento del gruppo ed una minore tranquillità, ingrediente fondamentale per tirarsi via quanto prima da una situazione difficile.
|