Stadio muto e deserto, privo di colori e bandiere, senza striscioni o eventuali teli per coreografie. Sarà proprio questo il triste scenario che si presenterà il prossimo 6 gennaio quando Lecce e Bari scenderanno in campo per una classicissima del nostro campionato: il derby pugliese per eccellenza. Una decisione sofferta ma perentoria quella presa, oggi, dal Prefetto di Lecce Tafaro che impedirà ad ambedue le tifoserie di assistere alla tanto attesa partita dello stadio di Via del Mare.
Cosa accadrà adesso? Molti se lo chiedono, tifosi e addetti ai lavori. Facile immaginare una reazione tanto legittima quanto istintiva: protesta. Sui vari siti dei tifosi biancorossi e giallorossi, campeggiano link che si rifanno a proposte del tipo: "manifestiamo tutti insieme il 6 gennaio contro questa decisione", oppure, "vogliamo le dimissioni del ministro Maroni".
Provare ad immaginare cosa potrebbe accadere il giorno dell’epifania se migliaia di tifosi si unissero o si scontrassero per quello che è stato deciso, sarebbe un massacro ancor più difficile da gestire da parte delle forze dell’ordine, impegnate nel fronteggiare una massa corposa di uomini in assetto di "guerra" e in piena libertà di muoversi per le vie della città, piuttosto che controllare un numero prestabilito di supporters leccesi e baresi sistemati in un luogo circoscritto come quello dello stadio.
E la famosa tessera del tifoso? Un pro-forma che evidentemente non sta servendo a nulla, una sorta di placebo contro la "malattia del calcio". E se di malattia dobbiamo parlare, forse adesso sarebbe il caso di decretare la "morte" del calcio e delle istituzioni che lo governano.
Staremo a vedere cosa accadrà e se qualcosa accadrà nei prossimi giorni. Una cosa è certa: si è tutti stufi di questi teatrini sgradevoli, il "pallone" è anche del popolo.
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