72 ore. Tanto è durato il sogno dei tifosi del Bari di rivedere rinascere la loro squadra proiettata, dopo la vittoria di Lecce, verso una risalita nelle posizioni più tranquille di classifica. E’ bastato, infatti, un Bologna concreto e ben messo in campo per far ripiombare nella disperazione anche i biancorossi più ottimisti: il Bari di ieri è stato inguardabile. Non ci sono altri aggettivi per rappresentare quanto visto al San Nicola: con una difesa bloccata nella propria area da un pressing altissimo degli attaccanti rossoblù e le fasce ben presidiate (Alvarez e, soprattutto, Rivas non hanno creato situazioni di pericolo per la difesa ospite tanto che l’unico cross degno di nota è stato di Marco Rossi), il Bari si è affidato ai lunghi rilanci di Gillet a scavalcare il centrocampo, puntualmente raccolti dai difensori del Bologna.
Un gioco, questo, che ci ha riportato indietro con il tempo, quando a farlo erano giocatori come Bellavista, Del Grosso, Innocenti, Mazzarelli, quando sulla panchina c’era Fascetti, quando il Bari entrò in bambola, senza idee, senza sapere come uscire nel tunnel dove si era infilato. Il risultato? Allenatore a casa e Bari in serie B.
Ventura dovrà far tesoro di quanto visto ieri. Il Bari non può affidarsi ad un solo schema, oltretutto già abbondantemente studiato da tutti gli avversari, quindi scontato, ripetitivo. Se non si studiano altre soluzioni si rischia di esporre ulteriormente la squadra a pessime figure (11 sconfitte in 19 partite non lasciano scampo ad ulteriori commenti) oltre che a minarla sul piano della sicurezza interiore. E ieri, dopo aver subito la prima rete, il Bari ha dimostrato di non esserci più, di essere scarico fisicamente e psicologicamente, di essere un’altra squadra rispetto a quella di 72 ore prima.
Ventura motiva queste debacle con le assenze. E’ vero, ma fino ad un certo punto, le motivazioni vanno oltre.
Questo Bari paga una carenza strutturale figlia di una programmazione fallita sin dalla fine dello scorso campionato quando fece le valigie l’allora DS, Giorgio Perinetti. Un uomo con buoni uffici nel mondo del calcio perso dalla società di via Torrebella con troppa leggerezza. Andava fatto di tutto per trattenerlo e i dubbi che questo sia successo sono nettamente superiori alle certezze.
Ma così è e quello che ne è conseguito è sotto gli occhi di tutti: luglio e agosto trascorsi nell’inerzia più assoluta con Angelozzi che ha solamente dovuto chiudere il cerchio sulle questioni più spinose (Almiron-Barreto-Bonucci-Ranocchia) già in gran parte risolte dal suo predecessore e poi nient’altro. La qualità dei giocatori arrivati a Bari è di gran lunga inferiore a quella dello scorso campionato, la rosa dei giocatori componenti la squadra del campionato corrente è carente in tutti i reparti.
Purtroppo anche per chi scrive è stucchevole ripetere sempre gli stessi argomenti, puntare il dito sempre sulle stesse cose. Però non può passare inosservato come si ripetano sempre gli stessi errori: non si mette mai in conto – quando è il momento di organizzare la squadra – che durante l’anno possano accadere infortuni più o meno gravi, periodi di calo fisico, squalifiche, necessità di modificare l’organico in corsa perché, per determinati meccanismi di gioco, i giocatori a disposizione non sono quelli giusti. Insomma, una squadra per poter affrontare un campionato lungo e complesso come quello della serie A deve avere più frecce possibili per il suo arco ed il Bari, questo Bari, non ce l’ha.
Non è più tempo di regali, l’Epifania è passata, il Bari non può perdere altro tempo. Rimane l’intero girone di ritorno per rimediare: 5 punti di distacco dal Cesena (quart’ultima con una partita in meno) non sono un’enormità, anzi. Ma è drammaticamente necessario rinforzare il parco giocatori per permettere a Ventura di lavorare con tranquillità, il Presidente deve farsene una ragione. Non si può aspettare che gli infortunati ritornino al calcio giocato dopo aver riacquistato il ritmo partita. Sarebbe tardi, troppo tardi.
E sarebbe un brutto colpo per quella generazione di ragazzi che si era riavvicinata alla squadra della propria città dopo anni di buio, dopo anni trascorsi sui campi della serie B. Significherebbe bruciare in un colpo solo 2 anni di successi, di gioie, di luci della ribalta.
Quali sono le reali intenzioni della dirigenza barese? C’è la volontà di rimanere nella massima serie? Presidente Matarrese questa è una sua responsabilità: la Bari calcistica (ieri, da una parte dello stadio, si sono levati i primi cori di contestazione, classico segno di un ambiente in fermento) vuole sapere quale sarà il suo futuro.
La Bari calcistica attende risposte.
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