Dopo Andrea Masiello, Jean Francois Gillet. Due facce dello stesso prisma, più vicine di quanto non si possa intuire. Agli antipodi, però, sul risalto da dare ai tanti, troppi problemi che attanagliano il Bari: “Certe questioni si risolvono all’interno e non davanti ai microfoni – ha tuonato il capitano biancorosso - Le critiche all’atteggiamento avuto in campo sono opportune ma il resto non è ammissibile. In questo momento noi giocatori dobbiamo fare il nostro e società ed allenatore il loro. Autonomamente, senza i nostri consigli. La squadra è coesa ed è con il tecnico”.
Il portiere belga, apparso carico come una molla, è poi tornato sulla gara persa malamente contro il Bologna, affermando di credere ancora nella rimonta: “E’ stata una delusione enorme, inutile nascondersi. Già il primo gol ci ha tagliato le gambe. Non abbiamo avuto quella rabbia”che lo scorso anno faceva la differenza. Non serve ora scaricare ad altri le colpe. E’ piuttosto necessario assumersi le proprie responsabilità e ripartire. Abbiamo concluso un brutto girone di andata. Ma per salvarci occorrono 25 punti, crederci è obbligatorio. Altrimenti non varrebbe la pena neanche lavorare. Non bisogna andare dietro alle chiacchiere da bar, ma pensare esclusivamente alla causa biancorossa, il resto non ci deve interessare”.
Juve, Napoli e Cagliari nel prossimo temibile trittico. Cambia poco, però, nella testa di chi ci si deve salvare: “Dovremo impegnarci a raccogliere più punti possibili a prescindere dal nome dell’avversaria”. E poi il richiamo ad un maggiore impegno e sacrificio per raggiungere l’obiettivo comune, soprattutto da parte di chi ora è ancora indisponibile: “Per uscire da questa situazione tutti quanti siamo chiamati a dare di più, tutti. Anche chi è fuori dovrà cercare di forzare i tempi per rientrare. Non possiamo più permetterci di fare uscite, pensare di andare a ristorante. Serve una vita da atleti e professionisti, dalla mattina quando ci alziamo fino alla sera quando andiamo a dormire. Parlerò alla squadra e discuteremo mettendoci tutti in gioco. A me non piace tanto parlare davanti ai microfoni. Preferisco essere un capitano silente in questa sede e scuotere i miei compagni di persona, lontano da telecamere”.
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