State buoni se potete. La piazza è in ebollizione ma Giampiero Ventura prova a fare il pompiere, alla vigilia del posticipo contro l'Inter. Si candida a parafulmine, il tecnico ligure. Pur di lasciare tranquilla la squadra, depressa da una classifica difficilissima ed inaspettata, e permetterle così di giocarsi le ultime possibilità di salvezza. "Il settanta per cento della squadra non è in grado di sopportare una contestazione - chiarisce l'allenatore - E per questo dico ai tifosi: prendetela con me, piuttosto, ma lasciate stare i giocatori. Ricordate la partita con il Napoli? Abbiamo fatto bene per ventisei minuti. Poi, dopo un disimpegno errato di Belmonte, alla prima occasione del Napoli, lo stadio ha rumoreggiato. E la nostra partita è finita lì. Preciso: il pubblico sinora è stato straordinario, sopportando ciò che altrove non avrebbero digerito. Ma ora deve violentarsi e sostenere la squadra, nonostante tutto. È il solo modo per dare alla squadra la determinazione feroce di sapere cosa significa la maglia del Bari. Per la città e per la società".
Il tecnico è tornato anche sull'episodio di ieri, circoscritto, a suo dire, ad un contestatore isolato. "Uno solo, su 150 presenti, mi ha chiesto di andarmene. La Digos voleva portarmi via in macchina ma io ho preferito affrontarlo direttamente, dicendogli che poteva avere tutte le ragioni del mondo ma doveva protestare civilmente. Poi son rimasto a parlare con tutti gli altri. Ho spiegato loro la differenza fra allenatore ed operatore, ovvero ciò che ho cercato di fare a Bari da quando sono arrivato. Operare per produrre risultati economici attraverso risultati sportivi. L'anno scorso sono stato ascoltato, quest'anno le cose potevano andare decisamente meglio. E ci sono anche responsabilità mie, sia chiaro... Ma ciò non accetto è che si continui a parlare di tutto, tranne che delle uniche cose che contano davvero. La salvezza e come ottenerla. Ed invece si continua a sentir sciocchezze. Come domenica scorsa, quando non sono rientrato con la squadra e qualcuno ha scritto di divorzio. Balle, non ero tornato subito a Bari per gravi motivi familiari".
Imbeccato da una domanda, Ventura ha motivato pure l'affollamento sul dischetto di domenica scorsa, già oggetto della recente conferenza stampa di Andrea Masiello: "L'anno scorso i rigori toccavano a Barreto. E a Parisi in seconda battuta. Ma in questo campionato non c'è una gerarchia, anche perché spesso abbiamo dovuto a fare a meno dell'uno e dell'altro. Rudolf? Sul dischetto ci è andato lui perché non ne aveva mai sbagliato uno. Ma poi si sono candidati anche Okaka ed Almiron".
Il centrocampo a rombo di Cagliari non è stato solo un esperimento contingente, soprattutto dopo l'ingaggio di tre centrocampisti centrali. E l'impressione è che la diversa disposizione in mezzo al campo sia stata ben accolta, se non pure incoraggiata, dalla squadra: "Ora siamo in grado di giocare con il 4-4-2 alla vecchia maniera o come abbiamo fatto contro il Cagliari, almeno sulla carta. Abbiamo provato qualcosa, domani vedremo. Certo che fra una cosa sensata ed una cosa fatta con entusiasmo, è preferibile la seconda".
Belmonte non dovrebbe farcela, mentre fra i nuovi arrivati potrebbero affacciarsi in panchina Huseklepp e Codrea: "Non chiederemo loro di salvare il Bari. Ma di portare a chi è rimasto un po' della serenità perduta".
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