Sempre più difficile presentarsi in sala stampa dopo una striscia negativa che, a detta dello stesso Ventura, ha pochi eguali nella storia del calcio. Il tecnico si sforza tuttavia di vedere del buono nella prestazione e, per una volta, non deve fare troppe acrobazie: “Abbiamo disputato una buona gara, nei limiti delle nostre possibilità, rimanendo in partita sino al 90’ quando abbiamo tolto un difensore per tentare di recuperare. L’arbitraggio? Ho fatto i complimenti a Romeo per la direzione, episodio del pugno di Chivu a parte. Ma questo, purtroppo, rientra nel trend negativo degli ultimi quattro mesi. I miei giocatori meritano un applauso: ne sono orgoglioso e vorrei prendessero coraggio domenica dopo domenica. Abbiamo anche cambiato modo di giocare, affinché alcuni di loro riacquistassero un po’ di serenità. Purtroppo soffriamo maledettamente in fase di finalizzazione, da quando ci manca Barreto”.
Fa male i conti, il tecnico, quando nella sua disamina parla di sette punti, anziché nove, da recuperare. Forse perché pensa che le flebili speranze di salvezza dipendano ancora tutte dal Bari o non dalle squadre su cui fare la corsa: “Sette o nove che siano, non cambia niente. Con due vittorie di fila ci si rimette in gioco. Il Lecce, in questo senso, è un esempio. E poi queste partite hanno detto che questa squadra ha il diritto di potersela giocare. E’ chiaro che poi serve un pizzico di fortuna”.
In panchina non c’erano né Castillo, né Kutuzov, né Alvarez. Tre assenze, le ultime due soprattutto, che hanno fatto rumore, considerando la stima che il tecnico nutre in loro sin dai tempi del Pisa: “Si sono comportati splendidamente. Sapendo di non giocare, si sono offerti di allenarsi duramente per farsi trovar pronti nel caso ve ne fosse la necessità. Per Alvarez, che fra poco va in nazionale, c’è anche un motivo tattico: con il nostro nuovo modo di giocare il suo ruolo è sparito. Li ringrazio per la professionalità. L’ultimo plauso, deciso, lo merita il pubblico: ancora una volta ha dato dimostrazione di grande maturità, comprendendo perfettamente il nostro momento”.
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