Tutti, nel corso della nostra vita, ci siamo trovati davanti a situazioni difficili che richiedevano il massimo impegno per poter riuscire a portarle a termine con esito positivo. Che si sia trattato di una partita di un torneo di calcio amatoriale, o un esame universitario o, più in generale, un impegno di lavoro molto delicato. Il motto che si pronuncia in questi casi è sempre lo stesso: "la partita della vita", proprio a voler sottolineare che per affrontarla ci vuole massima attenzione e spirito di sacrificio, utilizzando più la sciabola che il fioretto.
E anche per i biancorossi quello di ieri a Brescia era un appuntamento da non fallire, la classica "partita della vita": da quanto è emerso dal campo, lo spirito con il quale la squadra ha affrontato l'impegno era tutt'altro che quello dell'ultima spiaggia; tralasciando gli errori in fase di costruzione o di posizione che possono essere dovuti allo stato di paura con il quale i biancorossi scendono in campo, non si è vista sul campo la cattiveria agonistica propria di un gruppo che, a parole, ha sempre professato di essere convinto di raggiungere l'obiettivo salvezza. Una squadra senza mordente, forse troppo imbrigliata tatticamente e per nulla grintosa. Ed è proprio questo tasto dolente che fa impazzire i tifosi: retrocedere si, ma con onore, salvando la dignità di una maglia che per i giocatori può essere di passaggio ma che per chi ha a cuore le sorti del Bari è come una seconda pelle.
I 14 gol realizzati e l'infortunio di Barreto (salvatore della patria in altre occasioni) dovevano essere più di un campanello d'allarme per mister e società: "abbiamo dominato per 70 minuti" (cit. Ventura post Brescia-Bari) è un'affermazione che lascia il tempo che trova quando non si ha nessuno che butti la palla in fondo al sacco. E così, deve essere rivisto anche il mercato di riparazione di gennaio che ha portato in biancorosso 7 volti nuovi ma nessuno utile a risolvere, una volta per tutte, la crisi del reparto offensivo, tanto mobile e volenteroso quanto impalpabile al momento di concretizzare. E se mister Ventura è convinto che il problema di questa crisi di risultati sia solo di natura tecnica, faccia un'analisi del perché non si sia impuntato (pena la risoluzione del contratto o la divulgazione dei motivi) a chiedere un bomber di razza per salvare il suo Bari. Società non in grado o non intenzionata ad investire? Direttore sportivo non in grado di convincere i giocatori a vestire la casacca biancorossa? Ad oggi non è dato sapere dove risiede la verità, però qualcuno deve spiegare a questa piazza com'è possibile che nelle 24 partite sin qui disputate, in ben 16 occasioni il Bari è tornato a casa con un pugno di mosche.
E l'immobilismo in termini di comunicazione della società di certo non aiuta: il Bari sta mestamente imboccando la strada verso l'inferno della serie B, perde ininterrottamente da 6 turni (dopo la vittoria di Lecce, infatti, si sono registrate le sconfitte contro Bologna, Juventus, Napoli, Cagliari, Inter e Brescia), ha raccimolato solo 6 punti nelle ultime 19 giornate (sui 57 disponibili) e sembra che tutto rientri ancora nei canoni della normalità: non una presa di posizione, non un segnale forte, niente di niente. Salvo poi lasciare la parola ai propri tesserati che, nonostante questi numeri da urlo che farebbero rabbrividire il peggiore degli ottimisti, rilasciano interviste nelle quali la frase più gettonata è sempre la stessa: "la salvezza è un traguardo ancora possibile". Il che è dannatamente vero, visto che mancano 14 partite (leggasi 42 punti) e la zona salvezza è distante 9 lunghezze, ma per far si che anche l'ambiente creda nel miracolo sportivo è doveroso che i primi a farlo siano i protagonisti, con i fatti e non solo con le parole.
"Salviamo la dignità" è la frase usata da Parisi dopo la sconfitta di Brescia: segnale, forse, che anche nello spogliatoio non c'è poi così tanta convinzione che si possa riuscire a riaddrizzare una situazione che ha dell'incredibile per come si sta evolvendo. Il giocattolo Bari che aveva fatto parlare l'Italia intera è frantumato in mille pezzi e le colpe vanno equamente divise fra tutte le componenti che hanno allestito, manipolato ed interpretato il prodotto Bari sino a questo momento: questo, che per bocca del presidentissimo Vincenzo Matarrese a luglio, doveva essere l'anno del consolidamento in serie A dei biancorossi ("l'obiettivo è ricalcalcare i 50 punti dell'anno scorso e, perché no, cercare di fare meglio") adesso divenuto un vero e proprio incubo.
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