Per ricordare una stagione così drammatica dal punto di vista dei risultati e record negativi che la squadra barese sta conseguendo, bisogna tornare alla stagione 2000-2001 iniziata con Fascetti e terminata da Sciannimanico. Il Bari visto domenica, nonostante la sconfitta subita, ha strappato applausi ai suoi tifosi ed agli addetti ai lavori contro la formazione friulana, una delle squadre che sta esprimendo il miglior calcio attualmente in Italia e che è fortemente candidata ad un posto nella prossima Champions League. L’attaccante ungherese Gergeley Rudolf, si è presentato quest’oggi in sala stampa spiegando la sua incredulità nel non aver segnato con quel tiro a tempo quasi scaduto, fermato da un capolavoro del portiere avversario: “È una disdetta quando la palla non vuole entrare. Stavo già esultando, poi il guizzo di Handanovic ha spento le mie speranze. Abbiamo avuto cinque-sei palle gol contro una formazione fortissima che sta disputando un grande campionato. In ogni caso, perdere così fa rabbia, non tanto per il rigore sacrosanto, ma perché abbiamo dato tutto, dominato la partita ed alla fine abbiamo raccolto zero punti”.
Il numero 71 che ha collezionato sette presenze con la maglia biancorossa, a causa del suo recente infortunio è stato scalzato nelle gerarchie dell’allenatore dagli altri compagni di reparto, ovvero da Huseklepp, Okaka e Ghezzal. Il giocatore non ha mostrato alcun segnale di insofferenza, anzi ha suonato la carica per i suoi compagni, confessando anche di volersi fare un regalo: “Sono stato fuori a causa di un infortunio, ma ora sono a disposizione per scendere in campo dal primo minuto. Mi sento in forma e voglio dare il massimo contributo per la causa biancorossa. A Udine ho sfiorato il gol, a Milano vorrei poter realizzare la mia seconda rete. Sono sicuro che se dovessi segnare, potrei fare altre reti da qui alla fine. Andiamo a Milano per fare tre punti, poi se dovesse arrivarne uno ben venga. Ma abbiamo il dovere di cercare la vittoria senza farci impressionare dall’avversaria che è la capolista. Mancano undici giornate al termine e poi avremo tutti scontri alla nostra portata; se solo arrivasse una vittoria, ci sbloccheremmo e potremmo tentare l’impresa ardua ma ancora possibile”.
Il centravanti del Bari ha poi tracciato un bilancio sul suo campionato da quando è in Italia, ma soprattutto da quando è approdato nella città pugliese, lasciandosi andare anche ad un commento sul suo futuro: “Ho imparato la lingua italiana in pochissimo tempo, perché tenevo tantissimo a mettermi in mostra nel campionato che ritengo il migliore, il più duro ed equilibrato. Sognavo da bambino di giocare in Italia. A Genoa ho giocato poco, ma sono riuscito anche a fare un gol. Ho scelto Bari, quando la classifica non era già florida, perché l’ambiente, l’allenatore e la società mi hanno trasmesso da subito fiducia. Io credo ancora alla salvezza. Nel futuro non so che farò, perché non ci ho ancora pensato. Le due società parleranno e poi si vedrà. Io ora sono concentrato su questo momento e a parte qualche gol in più che avrei potuto fare, so di poter dare ancora tanto”.
Infine l’attaccante della Nazionale ungherese, incalzato da qualche domanda sulla presunta sudditanza psicologica degli arbitri nei confronti delle grandi squadre e sugli errori arbitrali nei confronti del Bari, ha espresso la sua teoria: “Non credo esiste sudditanza. Gli arbitri sbagliano in buona fede. Però per quanto concerne il Bari, gli errori arbitrali hanno pesato e contribuito all’attuale classifica. In ogni caso, i primi colpevoli siamo noi giocatori che abbiamo il dovere di fare di più”
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