Nella mattinata del 10 aprile in una location cristiana-evangelica in Corso Mazzini, ha partecipato al culto cristiano l’attaccante di proprietà del Piacenza, Tomas Andreas Guzman, appartenente agli “Atleti di Cristo”, in occasione del battesimo del suo amico calciatore barese Roberto Maurantonio (ex portiere del Bari in serie A nella stagione 98-99’, ma con zero presenze all’attivo) che è titolare nell’Ascoli nella serie cadetta. L’Atleta di Cristo e predicatore Guzman, già lo scorso anno aveva presenziato presso il TeatroTeam di Bari, assieme all’ex calciatore del Bari ed attualmente opinionista Sky Antonio Di Gennaro, all’ex bianconero e barese Nicola Legrottaglie (ora al Milan) ed atleti di altri sport. L’attaccante piacentino, di nazionalità paraguaiana ma divenuto italiano d’adozione poiché ha sposato una ragazza italiana e perché risiede nella nostra Terra da tantissimo tempo, ha parlato con grande umiltà del suo esordio in bianconero con la Juve, della sua Fede che lo ha accompagnato anche nei momenti di difficoltà e ha, infine, svelato di essere tifoso barese con un desiderio ancora da realizzare …
La redazione di SoloBariNews ha realizzato un’intervista esclusiva al giocatore piacentino, ex anche della Juve, Ternana, Spezia, Siena, Empoli, Crotone e Messina. Ha esordito con in serie A con la maglia del Siena nel gennaio 2006, giocando contro il Milan e realizzando un gol in dieci presenze.
Il 20 marzo del 2002 hai esordito in Champions League con la maglia bianconera contro l’Arsenal. Sin da quando hai calcato i tuoi primi passi calcistici, si parlava di te come un calciatore talentuoso che avrebbe potuto avere una brillante carriera. Cosa ha bloccato o impedito, in particolare, la tua ascesa professionale?
Dal 2001 ho iniziato ad avere un po’ di problemi al ginocchio, ho subito due interventi piuttosto complessi. Ho perso un anno per recuperare dai vari infortuni. Ma non voglio trovare scusanti, poiché esistono altri fattori che hanno impedito di far decollare la mia carriera. Quando ho avuto l’opportunità di esordire in serie A con il Siena forse avrei dovuto mantenere un livello maggiormente costante, essere più cattivo dal punto di vista agonistico, nonostante credo di aver dimostrato sul campo di possedere delle buone qualità tecniche, ma a volte non ciò basta. La mia carriera in ogni caso è stata guidata sotto ogni aspetto da Dio, Lui mi aiutato in altri aspetti della mia crescita personale e preferisco piuttosto vantarmi delle difficoltà superate grazie alla preghiera e la fede nel Signore. La gioia di aver accolto il Signore nella mia vita, non è paragonabile, tuttavia, alle soddisfazioni professionali che ho ottenuto, cito tra tutte: l’esordio in A col Siena, l’aver disputato una presenza in Champions contro l’Arsenal, la promozione ottenuta nel campionato cadetto con il Messina (in quell’anno la squadra siciliana era proprio allenata dall’attuale allenatore biancorosso, Bortolo Mutti, ndr) e la mia stagione più prolifica quella con il Crotone.
Nel 2006 hai conosciuto quando militavi nel Siena, Nicola Legrottaglie, il quale ha sempre detto che sei stato l’artefice della sua conversione. Nella tua vita da calciatore quanto la fede ha condizionato la tua carriera?
Nella vita dei figli di Dio è inevitabile che la fede condizioni la nostra vita, in meglio ovviamente. Crediamo nella famiglia, nella vita, nel lavoro, in tutto ciò che facciamo e nei valori educativi e sociali. La vita è parte di un piano perfetto. Ciò non vuol dire che dobbiamo rilassarci, perché siamo noi gli artefici del nostro destino. Non smetto mai di essere fiducioso e credere nel mio progetto che Dio ha per me.
Carlo Gervasoni, Stefano Volpi, Michele Anaclerio sono tuoi compagni nel Piacenza. Ti hanno mai parlato delle loro esperienze baresi? Ti piacerebbe magari già dalla prossima stagione giocare nella piazza barese, da sempre molto affamata di calcio?
Bari è una città meravigliosa ed accogliente. L’anno scorso ho trascorso qui le mia vacanze, avete un mare stupendo e si mangia molto bene. Qui ho molti fratelli in Cristo. I miei compagni di squadra, Michele (Anaclerio, ndr), Sergio Volpi mi hanno parlato bene delle loro esperienze. Ma soprattutto Nicola Legrottaglie, mio carissimo amico, mi ha raccontato che Bari è una piazza che vive per il calcio. Io lo dico sinceramente, tifo Bari, e credimi non è una frase di circostanza. Quanto alla salvezza del Bari, credo sia piuttosto ardua, ma nel calcio mai dire mai, anche perché da quanto sto vedendo mi sembra che Bortolo Mutti e i suoi giocatori stiano lottando con tutte le loro forze per restare nella categoria. Personalmente, confesso che nel futuro mi piacerebbe assaporare la voglia ed il calore di una piazza calda come quella barese: sarebbe senz’altro fantastico poter giocare qui. Spero, in ogni caso, di poter portare i miei figli e mia moglie a vivere in una città di mare.
Nel calcio odierno sempre più spesso si verificano episodi di discriminazione razziale e di violenza. Esistono soluzioni?
Purtroppo l’uomo è pieno di orgoglio e spesso ciò diviene fuorviante. Certi ignoranti e ed esagitati, che non sono assolutamente definibili sportivi, iniziano insultando il colore della pelle, poi passano a macchiarsi di episodi violenza. Inconcepibile! Le parole, in determinati casi, non servono a nulla, se non a denunciare certi episodi. Ma la verità è che Dio accoglie le persone che ci umiliano, però questi devono cambiare radicalmente il loro stile di vita per essere perdonati.
La Redazione di SoloBariNews ringrazia Tomas Guzman per l’estrema disponibilità e cordialità per averci rilasciato l’intervista esclusiva.
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