Quattro punti in 2 partite contro avversarie che portano il nome di Juventus e Napoli. 180 minuti in cui la squadra allenata da mister Ventura ha dato prova di grande maturità tecnico-tattica e ottima circolazione di palla. Miglior inizio non era nelle previsioni neanche del più ottimista dei tifosi baresi anche se, dopo la stagione straordinaria dell'anno scorso, l'imprevedibilità del Bari è una variabile da tenere comunque in considerazione.
Non tragga in errore il risultato finale di 2-2: i biancorossi hanno provato a vincere la partita e avrebbero meritato ai punti di portare a casa l'intera posta in palio. Così come, cinica e beffarda, è la legge del calcio che punisce chi non riesce a concretizzare la gran mole di occasioni prodotte: di beffa avremmo raccontato, infatti, questo lunedì se non ci fosse stata la reazione d'orgoglio, subito dopo il gol di Cannavaro, che ha permesso a Castillo di ristabilire la parità a tre giri di orologio dal termine.
Di contro un Napoli che ha fatto poco per prendere in mano le redini della partita, forse spiazzato ed innervosito dalla gabbia organizzata magistralmente da Ventura: non ne avrà guadagnato lo spettacolo, ma la fitta trama di passaggi che ha mandato in tilt i padroni di casa, accompagnati anche da una condizione fisica non brillante, alla fine è risultata una mossa azzeccata per imporre il ritmo più congeniale ai biancorossi e trovare il varco risolutore.
É, indubbiamente, un meccanismo che deve funzionare in ogni singolo ingranaggio alla perfezione e che solletica non poco le coronarie dei tifosi: palla da destra a sinistra passando per i piedi di Gillet, che si conferma battitore libero dai piedi pregiati, poi di nuovo indietro fino a che Donati o Almiron trovano lo spazio della verticalizzazione o uno fra Kutuzov, Barreto o Alvarez riescono a divincolarsi dalle rispettive marcature; la doppia occasione di Barreto è nata proprio su queste basi e avrebbe potuto scrivere la parola fine già dal primo tempo.
La trasferta di Napoli ci lascia in eredità alcune indicazioni importanti: in primis la piena convinzione di quanto sia forte questo gruppo e quanto sia salda l'ossatura portante della squadra; che gli interpreti si chiamino Almiron, piuttosto che Gazzi, o Donati, o Rivas, o Parisi, o Masiello, la squadra gira comunque a pieno ritmo, ricalcando alla grande ciò che viene provato in allenamento in chiave tattica.
Nota dolente gli infortuni muscolari (prima S. Masiello al 13', poi Barreto a fine primo tempo ed un lieve affaticamento di Raggi sul finire della partita) che hanno caratterizzato la partita di ieri e che hanno rinviato l'esperimento di Parisi al centro della difesa e hanno ridotto il potenziale di fuoco dell'attacco, che ha proprio nel brasiliano il suo esecutore migliore.
Di contro, un Almiron stratosferico che, nonostante l'errore incredibile a pochi passi da De Sanctis, è il faro della squadra, capace di allungarla e tagliarla da destra a sinistra, sia in percussione che con lanci lunghi per i cursori di fascia, permettendo così a Donati di agire in seconda battuta ed organizzare l'eventuale fase di ripiego.
Bari che attenderà, domenica prossima al San Nicola, all'inusuale orario di pranzo (inizio ore 12.30) il Cagliari di Pierpaolo Bisoli, che ha rifilato nell'anticipo del sabato 5 schiaffi alla Roma di Francesco Totti: un ottimo banco di prova per la squadra di Ventura che proverà a far continuare la marcia del trenino biancorosso, riproposto ieri dopo il primo gol di Barreto e sempre un'emozione tutta particolare per i tifosi.
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