Con la vittoria ottenuta sul campo del Bologna, il Bari ha chiuso con una piccola soddisfazione un campionato disastroso. Ora inizia un altro campionato, forse più difficile, quello della rifondazione. In via Torrebbella sono già partite le ricerche per l'allenatore che succederà a mister Mutti. Il sogno della piazza è l'arrivo in biancorosso di Zeman, che proprio oggi ha ufficializzato il suo divorzio dal Foggia dopo aver mancato l’obiettivo play-off.
Nello staff del tecnico boemo, amante del calcio offensivo, lavora come preparatore dei portieri una vecchia e molto amata conoscenza biancorossa, Franco Mancini. L’ex portiere, nativo di Matera, che ha militato nelle fila del Bari dal 1997 al 2000, è stato contattato dalla nostra Redazione in esclusiva, ed ha risposto in modo lapidario e conciso alle nostre domande.
Negli ultimi giorni, voci di mercato suggerivano che il Maestro Zeman, il suo staff e forse anche il ds Peppino Pavone potessero approdare all’A.S. Bari per affrontare il campionato cadetto affinché la piazza barese ritrovasse l’entusiasmo smarrito ed un gioco offensivo. Sarebbe un’idea allettante?
Non sono io che curo questi aspetti e non posso entrare nel merito. Sono molto legato a Zeman sia da allenatore sia come uomo in quanto ha dato molto al calcio italiano, ed anche al sottoscritto da quando ero ancora giocatore ed ho avuto modo di apprezzarlo e conoscere i suoi metodi. Le sue squadre sempre votate all’attacco, sono l’essenza del calcio. Personalmente, mi ritengo onorato di far parte del suo staff e vorrei continuare anche in futuro a farne parte.
Da ex giocatore biancorosso come commenti questa stagione che ha visto il Bari ultimo per quasi tutto il campionato e che ha collezionato ben 24 sconfitte? Quale è stato secondo te il fattore negativo che ha inciso maggiormente?
Di certo il Bari non è retrocesso nelle ultime 4-5 giornate di campionato, ma evidentemente qualcosa è andato storto da molto prima. Sono l’ultima persona che vorrebbe entrare nel merito, perché io ho vissuto un’altra esperienza e ho potuto assistere e leggere quanto accadesse soltanto da esterno. Sono comunque situazioni drammatiche e spiacevoli a cui è difficile additare solamente una colpa; da ex-calciatore posso soltanto aggiungere che so che significa retrocedere (il calciatore si riferisce al suo primo anno al Napoli, quando retrocesse all’ultima giornata a causa di una concomitanza negativa e fortuita di altri risultati, nonostante avessero ottenuto la vittoria contro la Fiorentina -n.d.r.). Auguro, tuttavia, ai tifosi biancorossi un pronto rilancio a partire dalla serie cadetta.
Hai giocato diversi derby da giocatore. Che idea ti sei fatto dell’ultimo derby giocato dai biancorossi e gli episodi di violenza che ne sono scaturiti?
Il Lecce aveva più motivazioni a vincere il derby per mantenere la categoria e così è stato. Mentre il Bari dal canto suo, voleva riscattare la stagione negativa regalando una vittoria ai propri tifosi, ma evidentemente per forza di cose non è andata così. E’ ovvio però che quando la delusione sfocia in violenza sugli spalti è un brutto segnale, diseducativo e vergognoso per il calcio, le famiglie e chiunque segua questo sport con passione e civiltà.
Il ricordo più bello associato alla maglia biancorossa?
Ce ne sono tanti a Bari. Lì ho lasciato tanti amici, alcuni dei quali mi sento ancora. Di sicuro le salvezze ottenute hanno lasciato un’impronta indelebile per la mia carriera. Le partite più suggestive e forse più incredibili, furono le vittorie ottenute contro l’Inter sia al San Nicola e sia a San Siro.
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