Il Bari targato 2010-2011 conosce in quel di San Siro il suo primo dispiacere stagionale al termine di una partita nella quale è apparso netto il divario fra i campioni d'Europa dell'Inter e la squadra di Giampiero Ventura. Chiariamo subito una cosa: non è sul campo della squadra più titolata degli ultimi anni che il Bari doveva conquistare i punti necessari per arrivare quanto prima al traguardo della salvezza ma, abituati come siamo a vedere il gioco dei biancorossi, si è notata una certa regressione in quanto a personalità, carattere e mentalità nell'affrontare la gara. Mancanze che ha notato lo stesso allenatore genovese, per il quale è da salvare solo il primo minuto di gioco (che, in verità, avrebbe potuto cambiare tutto il corso della partita): la luce si è spenta quando il pallone calciato da Almiron, dopo soli 21 secondi, è terminato sul palo, subito dopo è salita in cattedra l'Inter che ha regolato facilmente un Bari quanto mai dimesso e rinunciatario.
È il modo di affrontare la gara che ha laciato interdetto mister Ventura: la sonora lezione impartita dagli attuali primi in classifica, troppo pesante nonostante i demeriti del Bari, può però tornare utile ai biancorossi che hanno peccato di umiltà sin dal loro ingresso in campo. E senza umiltà, tenacia e grinta, parole testuali dell'allenatore, questa squadra non farebbe più un punto fino a fine campionato.
Ma la sconfitta di ieri fa emergere un altro dato allarmante che in molti avevano predetto al termine del calciomercato: il reparto difensivo è incompleto per un campionato difficile ed incalzante come quello della serie A. Fuori Salvatore Masiello e Belmonte per infortunio, Raggi per influenza, a Milano è stato sacrificato Pulzetti nel ruolo di terzino destro che ha cercato di arginare un esplosivo Eto'o con scarso successo. Attenzione, però, a non cadere nella scontata quanto errata considerazione che le colpe di questa debacle debbano ricadere principalmente sul centrocampista: Pulzetti si è sacrificato in un ruolo non suo ed avendo un passo differente dalla lepre camerunense, è stato per larghi tratti in balia dell'avversario, pagando forse oltremodo l'aver accettato quel ruolo tattico che lo ha condannato ad una magra figura.
Il problema è, senza dubbio, a monte e la partita di ieri l'ha evidenziato: non è possibile essere in emergenza alla quarta giornata di campionato; era un obbligo per Angelozzi fornire a Ventura almeno un tassello difensivo in più, una volta sfumato l'affare Rinaudo, proprio per non dover essere costretti ad adattare dei giocatori con altre attitudini sulla linea arretrata. Un altro centrale, come promesso dal direttore sportivo nei giorni antecendenti la chiusura del mercato, avrebbe permesso di sistemare la difesa con Andrea Masiello a destra, ruolo in cui ha giocato per quasi tutta la stagione passata.
La classifica di questo avvio di campionato è quantomai bizzarra: nei primi 7 posti, oltre all'Inter capolista, figurano Chievo, Brescia (prossimo avversario del Bari), Catania, Lazio, Cesena e Cagliari, tutte dirette concorrenti dei biancorossi per la salvezza. Questo vuol dire che saranno necessari molti più punti per centrare il traguardo minimo, sebbene il bottino attuale dei galletti di Puglia è una buona base di partenza.
Dimenticare Milano e calarsi subito nella preparazione del prossimo match contro il Brescia è l'imperativo per i ragazzi di Ventura: la scritta "SE VOGLIAMO POSSIAMO" che capeggia prima di ogni partita nello spogliatoio biancorosso non deve rimanere un simbolo portafortuna ma deve spronare chi scende in campo a dare il massimo per evitare le brutte prestazioni come quella di ieri che possono compromettere l'immagine di una squadra spumeggiante che da due anni sta facendo parlare molto bene di sè.
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